Valore della testimonianza
Lettera di Alfredo Calendi, amico di Cesare Cancellieri e socio dell’Associazione “Informatica e Didattica”.
Accingermi a questo intervento introduttivo dell’incontro di oggi mi risulta sicuramente impegnativo, anche sul piano emozionale, perché a me tocca, con le parole, rinnovare la figura del caro amico, prof. Cesare Cancellieri.
Parlando di persone, ed in particolare di quella di Cesare Cancellieri, non si può non fare riferimento ad una doppia valenza, declinata fra il ricordo e la testimonianza.
Cominciamo dal ricordo: con Cesare Cancellieri, molti di noi hanno condiviso, con entusiasmo e intensità, sentimenti, idee, gesti, speranze, progetti sia nell’ambito famigliare, in quello professionale pedagogico-didattico, come pure in quello sociale, contraddistinto costante impegno personale e condiviso con una larga cerchia.
Cesare possedeva qualità umane importanti, tanto che la sua presenza ed il suo agire, irradiavano fascino e carisma, espressi comunque senza esibizionismi, un fare virtuoso che, ai nostri tempi, si rivelava “contagioso” e stimolante.
A questo punto non si può non rievocare il tratto del suo viso bonario, una battuta misuratamente ironica, la calma e la ponderazione nell’affrontare i problemi, la determinazione a condurre a termine lavori e progetti.
Soffermarsi sul passato significa forse rischiare di fare un discorso generazionale, che potrebbe anche essere considerato una sorta di handicap o diversivo per comprendere la complessità odierna. Eppure quella matrice che ha guidato i suoi anni migliori ha segnato un’epoca: il mondo stava cambiando e la nostra generazione cercò con determinazione di interpretare quel cambiamento.
Ci si è interrogati e confrontati con quelle novità che la società esprimeva cercando sempre ogni potenzialità didattica e pedagogica, sperimentando un nuovo metodo di approccio a processo di formazione e insegnamento che riteniamo valido tuttora.
E veniamo alla testimonianza.
In tempi in cui parole e proclami abbondano, straripano, travolgono certezze, riteniamo che la testimonianza personale sia ancora l’elemento più credibile, se non altro per il suo carico morale di coerenza e perfino di autocritica, quando serve.
Quando nella seconda metà degli anni ottanta si affacciò prepotente il mondo dell’informatica, un gruppo eterogeneo di insegnanti (era stata creata l’associazione INFORMATICA E DIDATTICA) ne colse immediatamente le potenzialità formative, soprattutto per la parte di programmazione e di progettazione più ancora che all’utilizzo degli strumenti, oggi sempre più automatizzati ed invasivi, non solo per i cosiddetti nativi digitali.
Cesare Cancellieri è stato fra i primi a sposare quelle potenzialità, applicandole all’insegnamento e anche alla formazione dei colleghi in giro per la provincia.
Quel gruppo considerava l’avventura didattica del docente stimolante per sé e per gli alunni: fu così che si cominciò a “scendere dalla cattedra” e a lavorare, insieme ai ragazzi, su progetti condivisi ed intelligenti, sempre alla ricerca di strumenti in grado di mettere alla prova l’intelligenza dei giovani, di unire e fondere passione e desiderio di imparare.
Se questo premio è intitolato a Cesare Cancellieri, cosa che noi abbiamo fortemente voluto e di cui siamo orgogliosi, è anche per raccogliere e trasmettere l’eredità del lavoro fatto in quegli anni, una eredità che consideriamo un grande patrimonio, affinché la sua ricaduta fino ad oggi contribuisca a rilanciare nella scuola voglia di protagonismo, da esprimere, ciascuno nel suo ruolo, da parte di tutti i soggetti interessati e coinvolti in questo progetto.Alfredo Calendi