Lettera di Alfredo Calendi, amico di Cesare Cancellieri e socio dell’Associazione “Informatica e Didattica”.
Cesare ci manca ancora, come amico e come persona: ci consola almeno prendere atto che se questo ricordo fa male è anche perché la sua testimonianza è stata significativa e così la nostra stessa sofferenza ripropone la necessità di recuperare lucidità e determinazione nel nostro agire.
Con questo premio, allora, giunto alla seconda edizione, intitolato a Cesare Cancellieri, ne ricordiamo l’impegno laico, il carattere sereno e aperto, la sua misura con cui affrontava la vita, la tensione morale, la dedizione verso gli altri e verso la società.
Vorrei allora, con questo mio breve intervento di commemorazione, ripartire da un suo tratto umano e cioè la sua grande umanità, la pacatezza disarmante con cui affrontava le difficoltà, le discussioni e le esperienze nuove: il suo era anche un vero e proprio stile di vita basato su un metodo, quello scientifico, che aveva finito per connaturarsi al suo carattere e ciò dava sicurezza a lui e agli altri.
E questo sistema lo applicava alla quotidianità e alla didattica: era il suo modo per portare gli allievi a saper affrontare l’incognito, le prime sfide anche dell’innovazione, rimanendo in questo modo aderente al mondo dei ragazzi, inventando simulazioni di situazioni, moduli e percorsi, anche utilizzando con grande sapienza la leggerezza del gioco.
L’Informatica è stata forse l’ultima di tante avventure: il messaggio che trasmetteva agli allievi, ma anche ai colleghi docenti in tanti corsi da lui tenuti, era quello di non farsi intimidire dalle macchine, dalla tecnica, dall’apparente difficoltà di approccio iniziale, ma di avere ben chiaro il metodo e la finalizzazione didattico-educativa.
Non si tratta solo, dunque, come si può ben notare, di semplici ricordi, di cui comunque gli siamo debitori e a cui attingere tutte le volte che ne avvertiremo il bisogno, ma siamo in presenza anche di un importante messaggio che, in una iniziativa ed in una giornata come quella che andiamo a celebrare, non è di certo fuori luogo, ma che anzi che ne costituisce un importante valore aggiunto.